Di preti, d'amori e di altre facezie nella Romagna di una volta
Non Disponibile
Spese di spedizione: 3,49 €
Contenuto
Protagonisti del libro sono i preti, i parroci, un tempo chiamati i curatori d'anime, per gran parte del Novecento al centro della mordace ironia popolare. Sul proscenio, debolezze umane e contraddizioni, i drammi di ogni essere vivente: cibo e ingordigia, crimini e giochi d'azzardo, sesso e lussuria, ma anche amori veri e profondi, e la sofferenza per la loro impossibile realizzazione. Uomini, dunque, come il parroco di vari centri della valle del Senio che all'inizio del Novecento riversņ nelle pagine di due piccolissimi diari le sue pene d'amore per Geltrude, la ragazza, che gli aveva rapito l'anima. In Romagna, l'anticlericale di spirito bonariamente boccaccesco attribuiva al prete ogni sorta di malizie, di licenze e di ipocrisie ai danni di prosperose perpetue e di contadinotte di finta ingenuitą; se invece lo muoveva un animo risentito lo denunciava di raccontare frottole, concupire mogli, raggirare gonzi, fņtar (fottere), per aviditą, i vivi e i morti. Aneddoti, battute sagaci e proverbi attraversano il libro, in grado - meglio di qualsiasi dotto discorso - di interpretare questo spirito romagnolo, sempre in bilico tra ateismo, agnosticismo e goliardia. Signor, s'a i sģ, fé che la mi amna, sa l'ho, ch'la vega 't e' paradis, s'u j'č! (Signore, se ci siete, fate che la mia anima, se ce l'ho, vada in paradiso, se c'č!)
|