Le sordità. Passato, presente e futuro
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Le sordità sono tante, ma fin da quando è iniziata l'educazione dei sordomuti si parla genericamente di sordità e da quando viene precisato il tipo, il grado e l'età di insorgenza vengono utilizzati gli stessi termini, ma con significati totalmente diversi. La mancata distinzione fra le sordità e i sordi ha storicamente consentito e forse consente ancora di propagandare successi e insuccessi, di affermare che i sordi sono tanti o pochi a seconda di che cosa si vuole dimostrare o ottenere e di non ritenere determinante l'utilizzo di un protocollo condiviso. Il libro può essere utile a genitori, medici, logopedisti, insegnanti, amministratori e legislatori perché volgarizza e filtra le teorie, le opinioni, i metodi e le conoscenze con l'esperienza sessantennale dell'autore con i sordi del passato e del presente, permettendo al Lettore di conoscere le sordità e le persone con la propria vera o presunta sordità. Alla luce delle possibilità diagnostiche, protesiche, abilitative e tecnologiche attuali l'autore ritiene inutile continuare a "inventare" metodi e teorie e a proporre una inesistente minoranza sorda, una inesistente lingua italiana dei segni e un impossibile bilinguismo, poiché anche il sordo profondo può sentire e/o udire, seguire il naturale processo di apprendimento della lingua, raggiungere una adeguata competenza linguistica verbale e, utilizzando la moderna tecnologia, avere una adeguata competenza socio-relazionale. Con l'avvento della protesi e dell'impianto cocleare tutto è cambiato, ma l'autore prende atto con rammarico che ai grandi successi uditivi e linguistici non è corrisposta una adeguata emancipazione culturale e al termine della sua lunghissima carriera si augura che si prenda atto dell'inadeguatezza del termine sordo sia con la "s" minuscola sia, soprattutto, con la "S" maiuscola.
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