Tortura, diritto e libertà
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Di straordinaria attualità, le riflessioni politiche di Sartre raccolte in questo volume, a cura di Michel Kail, ripercorrono, in momenti storici differenti, le analisi e le lucide considerazioni sulla Tortura, il Diritto e la Libertà, del tutto inedite al pubblico italiano. I primi studi sul Diritto risalgono al 1927 dedicati al rapporto tra sovranità dello Stato e diritto naturale degli individui ed all'amara constatazione dei perpetui conflitti tra diritti individuali e diritti collettivi. Il diritto non è il frutto della libertà individuale, né del costume, bensì è un'esperienza dialettica che assicura alla collettività la sua coesione. Ma quando la collettività s'istituzionalizza in società, non è escluso pensare che lo Stato possa anche assumere prerogative basate sul Terrore e sulla Violenza. A partire dal 1947-48 le riflessioni di Sartre si rivolgono ai crimini di guerra ed alla funzione del Tribunale Russell e di quello di Norimberga convocati per discutere sui temi della tortura e del genocidio. È ipotizzabile la creazione di un Tribunale tanto rivoluzionario da essere capace di garantire alle esigenze etiche delle masse una dimensione giuridica? Nel 1972 Sartre tiene una Conferenza a Bruxelles sul rapporto fondamentale tra la Giustizia e lo Stato. Sartre pone due questioni di rilievo, ancora oggi al centro del dibattito politico: può esserci libertà se il potere giudiziario non è separato dal potere legislativo e dall'esecutivo? Ed altra questione: la Giustizia deriva dallo Stato o dal popolo? Le analisi di Sartre, data la complessità dei temi affrontati, sono costellate da ripensamenti, revisioni, paradossi e contraddizioni derivanti, anche e soprattutto, dalla dialettica della storia che trasforma ogni concetto nel suo contrario in una tensione sempre aperta a nuovi sviluppi. Sartre ancora una volta ci sorprende lasciandoci degli scritti profetici che aiutano a comprendere con più consapevolezza l'epoca tumultuosa che stiamo vivendo, sempre più turbata da tensioni e conflitti mondiali, che corrono il rischio di innescare dittature e massacri.
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