Lettere dalla Kirghisia
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«Cari amici, non sono venuto in Kirghisia per mia volontà o per trascorrere le ferie, ma per caso. Improvvisamente ho assistito al miracolo di una società nascente, a misura d'uomo, dove ognuno sembra poter gestire il proprio destino e la serenità permanente non è un'utopia, ma un bene reale e comune. Qui sembra essere accaduto tutto ciò che negli altri Paesi del mondo, da secoli, non riesce ad accadere. Arrivando in Kirghisia, ho avuto la sensazione di 'tornare' in un Paese nel quale in realtà non ero mai stato. Forse perché da sempre sognavo che esistesse» «Qui in Kirghisia nessuno si ammala più, e se qualcuno ha bisogno di cure non esiste ospedale più perfetto di un corpo felice» «Quando un qualsiasi cittadino compie i 18 anni gli viene regalata una casa» «E se qualcuno desidera fare l'amore, mette un piccolo fiore azzurro sul petto in modo che tutti lo sappiano». Un racconto epistolare, a metà tra reportage e testo utopico, di un miracolo: una società a misura d'uomo, in cui regna la libertà.
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