Barzellotti Pratesi. Carteggio (1866-1917)
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Non si trovano molti esempi negli archivi epistolari dell'Ottocento, e in genere nella letteratura italiana di questo periodo, di una amicizia così intensa e prolungata nel tempo, come quella testimoniata in questo Carteggio Barzellotti-Pratesi (1866-1917). È un rapporto che dura oltre mezzo secolo quello che viene provato in queste 235 lettere, (208 di Barzellotti a Pratesi, provenienti dall'archivio del Carteggio inedito dello scrittore toscano', e 27 di Pratesi a Barzellotti, 20 delle quali provenienti dalla pubblicazione che ne fece Giuseppe Fatini nell'Annuario 1931-32 del Liceo Ginnasio Carducci-Ricasoli di Grosseto). Da questa intensa corrispondenza emergono simmetrie culturali, psicologiche ed etiche, "affinità elettive" fra i due amici, che il tempo, le differenze di censo, le distanze dovute ai vari trasferimenti di lavoro dei due e le alterne vicende familiari non riuscirono ad affievolire, né ad intaccare. Per Giacomo Barzellotti, insigne filosofo e letterato del suo tempo, Mario Pratesi è stato l'unico vero amico, con il quale condivideva comuni interessi culturali e al quale poteva confidare tutte le vicende più personali e le ambasce, ma anche l'amico da consolare e da aiutare nei momenti di difficoltà, a dire il vero non pochi nella vita dell'illustre romanziere amiatino. Da parte sua Mario Pratesi, trovava in Giacomo Barzellotti, amiatino come lui, l'uomo più affine per cultura, l'amico carissimo, secondo solo, forse, all'altro grande amico di gioventù: Cesare Abba, il cantore dei Mille, che con lo scrittore di S. Fiora instaurò, forse, "l'amicizia più fruttuosa".
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