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Bambini d'acqua. I rituali Mizuko Kuyo nel Giappone contemporaneo

di Zanetta Marianna

  • Prezzo online:  € 25,00
  • ISBN: 9788891762016
  • Editore: Franco Angeli [collana: La Società. Saggi]
  • Genere: Antropologia E Sociologia
  • Dettagli: p. 192
Non Disponibile
Spese di spedizione:
3,49 €

Contenuto

Il termine mizuko viene tradotto letteralmente con bambino d'acqua, e nella cultura giapponese rappresenta l'anima dei bambini abortiti. L'immaginario vede gli spiriti dei bambini radunarsi lungo il fiume dei morti, incapaci di attraversarlo perché i demoni impediscono loro di salire sulla barca che conduce al di là; su questa riva grigia le piccole anime giocano e cercano di costruire degli stûpa con i sassi del fiume, così da accumulare meriti e raggiungere l'altra sponda del fiume o una rinascita immediata; immancabilmente i demoni arrivano e distruggono senza pietà le costruzioni, e immancabilmente i piccoli spiriti ricominciano da capo. È un'immagine estremamente triste: la piccola anima è rappresentata sola, spesso dimenticata dai genitori e incapace di liberarsi da questo luogo di pena, per certi versi simile al Limbo cristiano, a metà tra la vita e la morte. Nelle diverse preghiere e composizioni in cui questa credenza può essere rintracciata, a un certo punto entra in scena il bodhisattva Jizô, divinità estremamente popolare in Giappone, che distrugge i demoni e salva i piccoli dal loro stato di tristezza e miseria. Questi culti, raccolti sotto il nome generico di mizuko kuyo, si sono sviluppati a partire da tradizioni antiche, e rispetto a esse hanno subito un notevole slittamento di significato; essi inoltre non fanno riferimento a un'unica particolare tradizione religiosa, ma sono in qualche modo trasversali rispetto alle varie correnti contemporanee. L'analisi di una realtà così lontana rispetto al nostro panorama culturale vuole provare a spostare la riflessione su un altro piano, e cercare di vedere come affrontare la problematica dell'aborto da una angolazione diversa. L'intento è dimostrare che esiste un modo di rapportarsi al problema che non è solo quello di una negazione del diritto o del lutto; al contrario, partendo dall'assunto che il diritto all'aborto è irrinunciabile, si cercano soluzioni, modalità di mediazione del dolore che permettano alle donne e alle famiglie di affrontare la realtà della loro sofferenza senza essere costrette a rinnegarla o nasconderla.

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