Vanità, educazione dei figli, matrimonio
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Giovanni Crisostomo (344-407), vescovo di Costantinopoli, più volte esiliato per la sua intransigente ortodossia, il più grande oratore cristiano del suo tempo, e tra i maggiori di tutti i tempi, per tale prerogativa fu definito dai posteri "Crisostomo", cioè "dalla bocca d'oro". Il trattato "Sulla Vanità" è un'opera vivace e ricca di spontaneità e la più antica esposizione che possediamo della concezione cristiana dell'educazione. Si aggiungono a essa l'Omelia XX sulla lettera agli Efesini e l'Omelia XI sulla lettera ai Colossesi, che riprendono e approfondiscono i numerosi accenni relativi alla famiglia e al matrimonio presenti nel trattato. Le osservazioni riguardanti molti aspetti della vita coniugale e familiare nascono sempre dalle più varie e concrete situazioni, e vengono analizzate con estrema attenzione senza mai alterarle o forzarle in uno schema preconcetto. E' la vita della sua stessa famiglia e della famiglia del suo tempo che il Crisostomo ci rappresenta nei suoi aspetti positivi e negativi, colti alla luce della sua profonda ispirazione cristiana. Pagine indimenticabili, fra le più alte di tutta la sua opera, sono quelle in cui egli, dimostrando una grande esperienza pedagogica, adatta ai fanciulli due storie bibliche; oppur quelle in cui offre un modello di come un giovane marito dovrebbe rivolgersi per la prima volta alla sposa che ha appena introdotto nella camera nuziale. Risalta mirabilmente, da queste tre opere, la visione profondamente umana, perché profondamente cristiana, che il Crisostomo ha della famiglia e del matrimonio, di cui ha saputo cogliere la misteriosa e suggestiva bellezza.
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