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Gli altri e Ilio Barontini. Comunisti livornesi in Unione Sovietica

di Tredici Mario

Disponibile su prenotazione.
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3,49 €

Contenuto

Ciò che unisce le figure politiche e umane ricostruite in questa ricerca è un filo rosso esile, cioè l'essere stati in Unione Sovietica. Ma a ben vedere (eccetto Vasco Jacoponi, Athos Lisa e Aramis Guelfi) si tratta di alcuni dei massimi dirigenti del Pci di allora, in particolare Ettore Borghi, Armando Gigli, Angelo Giacomelli, Silvano Scotto. Del resto il Pci mandava in Urss elementi già sperimentati e più promettenti. Uomini ormai del tutto dimenticati. Quanto a Barontini, che certamente è la personalità di maggior rilievo politico, la ricerca ha scavato su alcuni problemi ancora aperti e irrisolti: come e perché fu inviato in Unione Sovietica, con note negative, e come si configurò il suo ruolo nella Russia di Stalin. Concentrando quindi l'attenzione sul breve, ma molto importante, periodo francese e poi appunto sull'esperienza nell'emigrazione in Urss. Emerge in sostanza un profilo di Barontini come stalinista a tutto tondo. Fu permeato da quella temperie politica come quasi tutti i dirigenti del Pci di quei tempi, tanto più se si trovarono a vivere ed operare nell'Urss. Il mito, di cui è stato da sempre circonfuso, si è nutrito di una perniciosa rinuncia a un serio approccio critico. Come invece merita, dato che è stato uomo del suo tempo, non ha partecipato a deliziosi balli di gala ma ha attraversato le fasi più dure e drammatiche della storia del XX secolo. Poteva essere solo cavaliere dell'ideale?

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