E la piazza decise. Schio, 7 luglio 1945. L'Eccidio.
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Prezzo online: € 20,00
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ISBN:
7777770120018
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Editore:
Du
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Genere:
Storia Locale
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Dettagli:
p. 848
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Contenuto
Schio, fine giugno 1945. L’occupazione tedesca si è conclusa da due mesi, la cittadina sta lentamente tornando alla normalità, malgrado sia sotto gli occhi di tutti la triste contabilità dei danni di guerra: i militari morti e dispersi sui lontani fronti, i partigiani caduti in combattimento o soppressi sommariamente, i civili vittime di rappresaglie o di bombardamenti alleati, le case bruciate e le stalle depredate, oltre a un centinaio di cittadini inviati al lavoro coatto nei territori del Reich o deportati nei lager, dei quali si ignora la sorte.
Rimane, però, irrisolta la questione della giustizia postbellica: degli oltre 350 fascisti fermati dopo la Liberazione, più di 250 sono già stati rilasciati, grazie alla manica larga delle autorità preposte all’epurazione e all’iniziativa del comandante la Stazione dei Carabinieri Reali, mentre è sempre più evidente che la maggior parte delle denunce presentate sono state fatte sparire da quanti si prodigano per frustrare le istanze di rinnovamento avanzate dalle forze antifasciste. In quei giorni tutti sembrano avere una fretta indiavolata di svuotare i luoghi di detenzione, senza che sia stato celebrato nemmeno uno dei processi che erano stati promessi per impedire le esecuzioni sommarie che in altre città d’Italia sono state commesse a centinaia.
Mentre cresce, ogni giorno di più, il malcontento tra la popolazione, che sfoga la propria rabbia sui partigiani, accusandoli di non aver mantenuto fede agli impegni, giunge la notizia che, di 12 antifascisti deportati a Mauthausen sei mesi prima, uno solo è sopravvissuto, anche se ridotto a uno scheletro. E’ la goccia che fa traboccare il vaso: l’indomani gli operai di tutti gli stabilimenti scendono in sciopero e una folla di alcune migliaia di persone si raduna in piazza per chiedere giustizia e una esemplare punizione dei responsabili di questa ulteriore ferita inferta alla città. Ma il governatore inglese, anziché placare gli animi, minaccia di rilasciare anche gli ultimi 91 detenuti politici se non vengono presentate a breve nuove denunce. E’ una nuova, inaccettabile provocazione, che i partigiani non tollerano: il giorno dopo iniziano i piani per l’esecuzione dei fascisti maggiormente compromessi, che ben presto si diffondono in tutta la città. Ciò malgrado, né le autorità alleate né quelle del ricostituito Regno d’Italia muovono un dito per proteggere i reclusi, quasi fosse loro desiderio che ciò accadesse. La notte tra il 6 e il 7 luglio un gruppo di una dozzina di partigiani penetra nelle carceri e, dopo aver tentato invano di escludere dall’esecuzione i detenuti politici con responsabilità minori, apre il fuoco contro la massa dei carcerati, provocando la morte di 54 di loro e il ferimento di altri 9.
Dopo tre processi e 70 anni di falsità e luoghi comuni, l’episodio passato alla storia con il nome di “Eccidio di Schio”, tragico epilogo di un quarto di secolo di dittatura, viene qui ricostruito con l’ausilio di un apparato documentale ponderoso e inedito, anche se su taluni aspetti della vicenda permangono tuttora zone d’ombra, che ne limitano la piena comprensione.
In copertina: Schio, piazza Alessandro Rossi al mattino del 26 luglio 1943, allorché una folla immensa si raduna per festeggiare la caduta del fascismo e l’arresto di Mussolini. Un’immagine che descrive perfettamente qual era l’animo della popolazione scledense nei confronti del regime che oppresse la città per un quarto di secolo.
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