Essere italiani. La riproposizione di un protagonismo culturale perduto
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Esiste una cultura italiana? Gli italiani possiedono un referente culturale comune che li identifichi propriamente come nazione capace di contribuire, insieme alle altre, allo svolgimento complessivo, oppure si deve considerare l'Italia un aggregato di individualità e di specificità regionali incapace di ordinarsi sulla scorta di valori condivisi? Che cosa significa, dunque, essere italiani? Nel saggio si tenterà di dare una risposta a queste domande mediante il richiamo al pensiero dei protagonisti della nostra storia e della nostra cultura. Esso è caratterizzato dall'anticattolicesimo e si ispira al primato della filosofia dell'umanesimo e, quindi, dei suoi valori: il sapere oportet ("doverosità della conoscenza filosofica e scientifica"), l'alieni abstinentia ("astenersi da ciò che è altrui"), la dialetticità e la progressività della vicenda storica umana, il Deum Unum colere ("onorare il Dio Uno"), il cristianesimo illuministico. L'auspicio dell'autore è che venga finalmente meno la separazione degli italiani dalla loro specifica tradizione di pensiero mediante un nuovo Risorgimento culturale che ridia loro la dignità politica e culturale perdute.
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