La fabbrica delle macchine. Viaggio nei sistemi per produrre italiani
Disponibile su prenotazione.
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Tremila chilometri. Tra le Prealpl e il Nord-est, le colline dall'astigiano e le risaie di Pavia, sulle sponde del lago Maggiore, lungo la via Emilia. E poi a Torino, Trento, Brescia. A Milano e nella sua cintura produttiva. Un viaggio per andare a raccontare sul campo, dentro le fabbriche, parlando con imprenditori e addetti, un'eccellenza industriale italiana. Un settore, quello dei costruttori di macchine utensili, robot e automazione, capace di adattarsi darwinianamente alla globalizzazione, di reagire alla crisi e di conquistare e mantenere un'indiscussa leadership globale in molte nicchie produttive, così come nelle classifiche mondiali di produzione ed export, dove occupa rispettivamente il quarto e il terzo posto assoluto. A dispetto di cambiamenti economici che in pochi anni hanno portato i produttori di macchine utensili italiani a non confrontarsi più solo con tedeschi e giapponesi, ma a fare i conti anche con nuovi e potenti competitor come Cina e Corea del Sud. Qual è il segreto di queste imprese? Perché, nonostante tutto, ce l'hanno fatta? La risposta è nei dettagli, spiega il viaggiatore, da osservatore curioso e attento: fedeltà e passione a progetti spesso nati dentro botteghe artigiane o officine; ma anche "qualità ai massimi livelli, prodotti sulla frontiera della tecnologia, capacità di assistenza immediata, reputazione sul mercato cristallina. E anche dopo sette anni di crisi, a ben vedere, la macchina utensile italiana è ancora proprio così".
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